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  • Immagine del redattoreRadio Leon

Scrittura 2.0: un conflitto creativo o una sintesi innovativa?



Negli ultimi mesi l’intelligenza artificiale ha fatto parlare molto di sé, una rivoluzione che sta travolgendo un po’ tutti e che certamente porterà effetti impattanti nel mondo del lavoro e non solo. Anche l’editoria è coinvolta in questo processo di cambiamento. Già da tempo esistono delle IA generative, ovvero degli strumenti informatici in grado di creare testi, immagini e altri contenuti che stanno cambiando il modo di fare comunicazione.


Ciò che dobbiamo chiederci anzitutto è se questa evoluzione tecnologica può diventare una minaccia per le industrie creative, gli autori ed i traduttori oppure se può invece rivelarsi un potenziale alleato. E la creatività umana può essere superata dalle nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale può diventare umana? Il diritto d’autore è in pericolo?

Queste sono le questioni principali che l’editoria e tutti gli addetti ai lavori si chiedono. La verità è che seppur si senta parlare tanto di intelligenza artificiale nessuno sa cosa possa rappresentare effettivamente per il futuro della comunicazione perché ancora non si conoscono bene tutte le dinamiche.


Diverse sono le software house che hanno iniziato a produrre da tempo, ancor prima di sentir parlare di Open AI, sistemi informatici che sfruttano l’intelligenza artificiale dedicati, per esempio, al controllo ortografico che segnala gli errori che possono sfuggire al correttore di bozze grazie anche al miglioramento continuo (machine learning) e che controlla leggibilità e vocabolario. Sistemi di intelligenza artificiale con apprendimento supervisionato che permettono di:

  • individuare errori e refusi;

  • verifica della leggibilità e terminologia tecnica;

  • integrazione delle funzioni di intelligenza artificiale in sistemi di terze parti, tramite API, acronimo di Application Programming Interface (interfaccia di programmazione delle applicazioni) che indica un insieme di definizioni e protocolli per la creazione e l'integrazione di applicazioni software.

Quindi non solo Chat GPT di Open AI, piuttosto che Co-pilot di Microsoft, o Gemini (ex Bard) di Google che certamente sono strumenti che possono aiutare a fare ricerche, a supportare nello sviluppo di idee e scrivere bozze di testo. Viene dunque facile chiedersi se l’AI possa avere un impatto positivo o negativo rispetto alla creatività umana. Certamente può rappresentare un'opportunità per potenziarla ma è importante bilanciare l'uso di queste tecnologie con il rispetto per l'originalità, la diversità e l'essenza umana nella produzione di contenuti creativi. La sfida consiste nel trovare un equilibrio che permetta alla tecnologia di ampliare le capacità umane senza sostituirle completamente. Ciò significa che dobbiamo diventare sempre più strategici e meno operativi perché tutta la parte di operatività sarà inevitabilmente gestita dall’AI.


Si è pertanto reso necessario delineare una linea di confine che rispetti il diritto di autore e soprattutto protegga le persone e i propri dati da un uso illecito. Compito dei Governi è disporre delle linee guida e già un passo in avanti in tal direzione è stato fatto, recentemente proprio dal Consiglio e dal Parlamento Europeo che hanno raggiunto un accordo sulle prime regole per l'IA al mondo.

Riporto qui un estratto dal documento ufficiale firmato il 9 dicembre 2023 e che a marzo 2024 è stato approvato dal Parlamento Europeo:


[…] Applicazioni vietate

Riconoscendo la potenziale minaccia ai diritti dei cittadini e alla democrazia rappresentata da determinate applicazioni dell'IA, i legislatori hanno convenuto di vietare:

  • sistemi di categorizzazione biometrica che utilizzano caratteristiche sensibili (es. convinzioni politiche, religiose, filosofiche, orientamento sessuale, razza);

  • raccolta non mirata di immagini facciali da Internet o filmati CCTV per creare database di riconoscimento facciale;

  • riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro e nelle istituzioni educative;

  • punteggio sociale basato sul comportamento sociale o sulle caratteristiche personali;

  • sistemi di intelligenza artificiale che manipolano il comportamento umano per aggirare il loro libero arbitrio;

  • intelligenza artificiale utilizzata per sfruttare le vulnerabilità delle persone (a causa della loro età, disabilità, situazione sociale o economica). […]

Ma il diritto d’autore in tutto questo?

Possiamo attenerci alla Direttiva Europea sul copyright del 2019 che non tratta specificamente di Intelligenza Artificiale, ma parla di “text and data mining” ovvero di un processo automatizzato di analisi di enormi quantità di dati. Questo tipo di attività su opere protette è consentita solo se non è stato messo un divieto di utilizzo da parte dell’autore. Tuttavia, un punto che rimane aperto è il fatto che la normativa sui foundation models, quando arriverà, sarà già in ritardo perché i programmi di IA generativa sono già una realtà avanzata.


Che cosa possiamo fare noi?

Ricordarci che ad ogni utilizzo dell’AI, nel caso specifico parliamo di Chat GPT e simili, va valutata la qualità dell’informazione perché oggi ciò che viene riprodotto può riportare imprecisioni e/o errori. Citare sempre la fonte nel rispetto del diritto di autore e soprattutto usare l’Intelligenza Artificiale con responsabilità e non facendone un uso abusivo.



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