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Tra le pagine del Giappone


Cultura Giapponese

Inizia oggi una nuova rubrica dedicata al talk Così è (se libriamo) di Radio Leon, programma in onda il sabato, dalle 14 alle 15 e condotto da Topazia. Scrivere anche per il blog è per me un piacere come spero lo sia per il pubblico ascoltarci e che ora potrà anche leggerci. Siamo sempre aperti al dialogo, allo scambio di idee e questo spazio, come il programma, può essere un momento di condivisione dedicato al mondo dell’editoria.

Qualche tempo fa ho dedicato una puntata al Giappone e alla sua cultura leggendo e mettendo a confronto alcuni libri di autori diversi, tutti accomunati dall’amore per il Paese del Sol Levante.


«Cinquanta modi per dire pioggia» scritto da Asha Lemmie, narra la storia della piccola Nori, diminutivo di Noriko, nipote di una nobile e antica famiglia di Kyoto imparentata con l’imperatore. Nata da una relazione clandestina con un gaijin (外人), uno straniero, chiamato così quando si vuole dare una connotazione negativa. Diversamente è gaijin-san (外人 ) oppure gaikokujin (外国人). Vivrà un’infanzia difficile e solo con l’arrivo del fratellastro Akira, unico erede legittimo della famiglia, cambierà il suo destino. Sarà lui a regalarle ascolto, protezione e la speranza in un futuro diverso. Una storia di forte intensità, che parla di pregiudizio, di identità e di legami di sangue.


«Memorie di una geisha» scritto da Arthur Golden, narra la storia di Chiyo venduta a una casa di geisha da piccola e che diventerà presto una delle geishe più famose e desiderate di Kyoto, assumendo il nome di Sayuri. Il romanzo descrive il mondo delle geishe, le loro regole, le loro abilità, le loro rivalità e i loro amori, attraverso gli occhi di Sayuri, che cerca di realizzare il suo sogno d’amore con il Presidente, un uomo che fin da bambina l’ha affascinata e promettendo a se stessa che sarebbe diventata una geisha per ritrovarlo.


«Basta un caffè per essere felici» scritto da Toshikazu Kawaguchi. Il romanzo è il secondo di una serie di cinque libri, che hanno come protagonista un piccolo caffè di Tokyo, dove esiste una “porta temporale” che permette di viaggiare indietro nel tempo. Il romanzo racconta la storia di quattro personaggi che entrano nel caffè, ognuno con un motivo per voler cambiare qualcosa del proprio passato. Gōtaro, un uomo che ha adottato una bambina crescendola come sua figlia senza mai rivelarle la verità. Yukio, un ragazzo che per seguire le sue ambizioni ha lasciato la città natale trascurando la madre malata. Katsuki, un uomo che ha mentito alla sua fidanzata per non farla soffrire. Kiyoshi, marito che non ha potuto salutare la moglie come avrebbe voluto. I protagonisti devono attenersi però a delle regole del viaggio nel tempo molto severe, devono tornare prima che il caffè si raffreddi. Il romanzo è una riflessione sulle scelte che facciamo nella vita e sulle conseguenze che ne derivano.


Il vero protagonista, silenzioso, è il Giappone che impariamo a conoscere attraverso la lettura di questi romanzi. Le sue tradizioni, la sua cultura, la sua bellezza ed allo stesso tempo le contraddizioni e le sofferenze portate dai cambiamenti che questo Paese ha dovuto affrontare. Apprendiamo della crescita personale dei personaggi e di come affrontano le difficoltà della vita, le perdite, le delusioni, ma anche le speranze, i sogni, le opportunità. Ed infine non può mancare tra i protagonisti l’amore, visto come una fonte di dolore, di sacrificio, di rinuncia ed allo stesso modo come la forza che dà un senso all’esistenza.  


E se da una parte «Basta un caffè per essere felici» è un libro di fantasia, che usa il tema del viaggio nel tempo per creare situazioni surreali e commoventi dai toni profondi e riflessivi. Dall’altra «Cinquanta modi per dire pioggia» e «Memorie di una geisha» raccontano di un periodo storico e sociale del Giappone quello ante e post-guerra con le sue tensioni, le sue ingiustizie, le sue trasformazioni tutto rappresentato da toni drammatici, intensi talvolta evocativi e suggestivi.


Si viene a contatto con una cultura ricca e affascinante, dalle origini antiche e che si è evoluta nel corso dei secoli, che trova la sua espressione in vari ambiti, distinguendosi nel senso dell’armonia cercando di vivere in armonia con se stessi, con gli altri e con la natura. I conflitti, i contrasti, gli sprechi non sono ammessi. Tutto questo lo esprimono privilegiando la semplicità, la purezza e la sobrietà. Ed ancora il senso dell’onore da cui apprendiamo quanto sia forte il senso del dovere, della lealtà, della responsabilità e del rispetto verso se stessi e verso gli altri. Ed infine il senso dell’apprendimento, di quanta grande curiosità, passione e dedizione per l’apprendimento abbiano i giapponesi fonte di conoscenza e di creatività. Un esempio di questo è il concetto di kaizen, che significa miglioramento continuo che si applica sia alla vita personale che alla vita professionale.


La cultura giapponese merita di essere conosciuta, apprezzata e rispettata, perché ha molto da insegnare e da offrire al mondo. Una cultura così staccata dal mondo occidentale ma anche da quello orientale, una cultura a sé stante che stimola la mente, il cuore e lo spirito. Fonte di ispirazione per chi cerca di vivere una vita migliore.

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